sabato 12 gennaio 2013

A Dungeon, without any dragon.

E' un negozietto incastrato alla base di un vecchio, tozzo palazzo anni '60, incistato nel centro storico.
Le vetrine sono un po' sporche, e sempre appannate. Sulle rastrelliere si allineano schiere infinite di cavalieri, mostri, draghi e creature strane, il tutto in miniatura, accanto a barattolini di colore e pennelli da modellismo. La porta a vetri è ricoperta di adesivi il più grande dei quali raffigura una bellissima ragazza che indossa una succinta mise da guerriera medievale.
Quando ci entro mi sento come un pappagallo brasiliano caduto per sbaglio in mezzo a una colonia di pinguini. Intorno ai tavolini ricoperti di stoffa siedono grappoli di ragazzi tra i dodici e i vent'anni, intenti a giocare a Magic o Yu-gi-oh o a parlare di World of Warcraft, così intenti che quasi non si accorgono della femmina di una specie sconosciuta che si è introdotta nel loro habitat. Mentre cammino in punta di piedi cercando di evitare i caschi, le sedie e le gambe lunghe chilometri di questi strani fenicotteri con gli occhiali, mi sento come catapultata in un episodio di Big Bang Theory.
Ma RodolfoValentino, pur essendo il più piccolo dei giocatori, ormai non si perde un torneo di Yu-gi oh, e trascorre buona parte del sabato pomeriggio perfettamente integrato in questa stana colonia semistanziale. Appena varca la soglia magica stacca ogni contatto col mondo-di-fuori, e persino le comunicazioni più essenziali sussurrate dalla madre ansiosa che cerca ansiosamente di diventare trasparente e scomparire al più presto ("lì c'è la merenda con l'acqua" - "ricordati di fare pipì, se ti scappa" - "se vuoi tornare prima, chiedi un cellulare in prestito e chiamami") vengono completamente ignorate.
RodolfoValentino perde sempre, "ma mi sono divertito moltissimo, mamma. Pensa che c'era un adulto col deck Egizio che ha attivato Custode di Tombe e mi ha tolto quattromilasettecento punti. Ma ti rendi conto? il deck Egizio! Sai, mamma? Oggi ho conosciuto un bambino più piccolo di me, avrà cinque o sei anni al massimo, si chiama Carlo, non viene per fare le sfide ma solo per guardare, allora quando il torneo è finito gli ho chiesto se voleva giocare con me, abbiamo fatto una sfida e io ho cominciato a insegnargli come si gioca. Gli ho promesso che se torna gli do delle altre lezioni, così impara anche lui a giocare bene."
Invece io oggi mentre lo aspettavo seminascosta sulla scala coperta di moquette che porta al seminterrato pieno di tavoli da picnic dove l'eterogenea colonia di nerds si sfida a duelli di strategia e, a suo modo, socializza, ho conosciuto un papà sudamericano, a sua volta in attesa sulla scala, esperto di scacchi, che conosceva tutti i vecchi compagni scacchisti di mio padre e abbiamo parlato della sublime arte degli scacchi e del silenzio dei tornei rotto soltanto dai secchi "tack" dei pulsanti dei cronometri.
Ecco, mi piace da morire quando trovo un sacco di umanità nei posti defilati e non comuni.
Quello che mi preoccupa è che RodolfoValentino somiglia sempre più a Sheldon. Oh, grande Giove!


4 commenti:

  1. Bazinga!
    (ieri a casa di mamma ce n'erano due di nerd: mio cuggino e il Bastard, uno dell'ottantuno e uno del novantatre, al pc...si poteva unire RV ed erano tre generazioni al completo)

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    1. se c'era un pc il problema poi sarebbe stato portarlo via. A pensarci bene non solo per il pc ma anche per il cibo, visto che eravate a casa di tua mamma :P

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  2. Tu sai, vero, che quando Mika Ela e Valeren leggeranno questo post chiameranno Rodolfo Valentino a Milano per le loro partite, vero?

    Splendidi gli scacchi, un mondo. Non sono in tanti a giocarci, purtroppo.

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    1. Bene, ce lo porto, così mentre loro giocano io vado a mangiare il risotto :)

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