l'aver lavato n. 6 reggiseni
- 3 push up neri, 1 push up nero senza spalline,
1 push up fucsia, 1 balconcino di raso grigio e pizzo nero-
rimasti appiccati penzoloni in bagno
messi dentro il secchio con l'acqua tiepida
e il sapone di marsiglia
e mentre cresceva la schiuma
e scuotevo le coppe dolcemente
per non rovinarle
mi montava il sospetto
... avrò mica davvero usato un reggiseno diverso per ogni concerto?!
lunedì 30 luglio 2012
venerdì 27 luglio 2012
Gott-in-Himmel.
Un venerdì mattina presto di luglio.
Due angeli custodi fanno colazione al bar Gott-in-Himmell, sulla rotatoria tra la Via Lattea e la Galassia SC-N- 81.
I due angeli custodi si chiamano Michael Phileas Augustus II e Fred.
"E' nostro dovere intervenire, Fred," dice Michael, mentre si versa un goccio di latte nel the.
"Mhpf", risponde Fred, masticando una brioche al ciocolato.
"Sei sicuro?"
"Assolutamente. Ti rendi conto di quello che ha combinato la loro madre questo mese?"
"Beh... ha cantato a un paio di concerti...", azzarda Fred, poco convinto. Fred trova che Michael sia un po' troppo, come dire, rigido, a volte. Ma non si azzarderà mai a dirglielo, perché Michael ha un filo diretto col Capo, un canale privilegiato, e Fred ci tiene particolarmente a mantenere un basso profilo. A restare fuori dai guai.
"Un paio di concerti? Se conti anche le due trasferte fanno sei in tutto."
"Veramente," azzarda timido Fred, "al concerto di Bohème si è limitata a vendere i biglietti."
"Già, dalle sei di pomeriggio alle nove e mezza di sera. E dov'erano i nostri bambini? dalla nonna. E quando ha finito di vendere i biglietti con quell'altra lì, come si chiama," Michael arriccia il naso con un vago senso di disgusto," la Ballerina... beh, alle nove e mezza quelle due si sono staccate due gratuiti e sono entrate a vedersi l'opera."
"Ma se lo meritavano, dài..."
"Sei pazzo? avrebbero dovuto mollare tutto e andare a mettere a letto i figli."
"Ma... il figlio della Ballerina ha diciotto anni, magari non era nemmeno a casa."
"Non è questo il punto!", sbuffa Michael, spazientito, "noi ci preoccupiamo di RodolfoValentino e Guanciabella, che ci furono affidati dalla Pietà Celeste."
"Certohmf" annuisce Fred, attaccando un krapfen alla crema.
"E ieri che ora ha fatto? Le due del mattino. Per cosa poi? Per una pizza con le noci e uno shandy medio."
"Beh, però lo shandy è meno alcolico della birra weiss", osserva Fred in modo del tutto incongruo. Michael finge di non aver sentito.
"Dunque, ne converrai anche tu, dobbiamo mandarle una Piaga." Michael sorride serafico mescolando il suo the.
"Una... Piaga? intendi tipo le cavallette, o il buio? Quelle cose lì? Ma non erano state proibite con la Circolare Divina 4782/2011?"
Michael sorride.
"Figurati. Le cavallette gliele abbiamo già mandate la settimana scorsa con l'ondata di caldo torrido e quella neppure se n'è accorta, quando le ha viste voleva catturarne un po' per friggerle in padella. Quanto al buio, cosa vuoi che gliene freghi del buio a una tizia miope dodici gradi dall'occhio destro e tredici dal sinistro. No, pensavo qualcosa di più... sai, qualcosa di più sottile," dice Michael, sorridendo solo coi denti di sopra. Fred sente un brivido corrergli lungo la schiena, nell'incavo morbido tra le grandi ali piumate.
"Pensavo a qualcosa che non si configuri come una violazione alla C.D. 4782, qualcosa che possa camuffarsi da disastro quotidiano, una Piaga comune tra i bambini..."
Fred fa un salto sulla sedia.
"Bambini? vorresti fare qualcosa ai nostri bambini? quei bambini che ci furono affidati dalla Pietà..."
"... dalla Pietà Celeste, lo so, lo so. Non ho in mente nulla di pericoloso. Una cosa tipo le cavallette, insomma, apparentemente innocuo ma... devastante. Non per i bambini, naturalmente."
Michael si sporge verso l'Orecchio Assoluto di Fred e sussurra dolcemente: " Devastante per la madre."
Fred spalanca gli occhi.
"Non intenderai mica... non intenderai..."
"Oh sì, Fred. Questa volta se lo merita proprio."
"Non puoi farlo. Non ne avrai il coraggio. Non... non con quel lord di RodolfoValentino, lo sai com'è fatto...". Fred è costernato, balza in piedi dalla sedia, agita le mani e sbatte le ali.
"E assolutamente non con il mio piccolo Guanciabella, il mio tesoro, con il suo sorriso contagioso, il piglio spavaldo, gli splendidi capelli lunghi striati di biondo, io... io... te lo proibisco!"
Michael rimane imperturbabile. Divinamente indifferente, continua a sorseggiare il suo the. Sul suo volto si disegna un sorriso serafico.
"Mio caro, è perfettamente inutile che ti agiti così. In verità l'ho già fatto."
Nel frattempo, sulla Terra.
"Mamikazen? Sono Marlowe. Non ti agitare, ma credo che i bambini abbiano i pidocchi."
Due angeli custodi fanno colazione al bar Gott-in-Himmell, sulla rotatoria tra la Via Lattea e la Galassia SC-N- 81.
I due angeli custodi si chiamano Michael Phileas Augustus II e Fred.
"E' nostro dovere intervenire, Fred," dice Michael, mentre si versa un goccio di latte nel the.
"Mhpf", risponde Fred, masticando una brioche al ciocolato.
"Sei sicuro?"
"Assolutamente. Ti rendi conto di quello che ha combinato la loro madre questo mese?"
"Beh... ha cantato a un paio di concerti...", azzarda Fred, poco convinto. Fred trova che Michael sia un po' troppo, come dire, rigido, a volte. Ma non si azzarderà mai a dirglielo, perché Michael ha un filo diretto col Capo, un canale privilegiato, e Fred ci tiene particolarmente a mantenere un basso profilo. A restare fuori dai guai.
"Un paio di concerti? Se conti anche le due trasferte fanno sei in tutto."
"Veramente," azzarda timido Fred, "al concerto di Bohème si è limitata a vendere i biglietti."
"Già, dalle sei di pomeriggio alle nove e mezza di sera. E dov'erano i nostri bambini? dalla nonna. E quando ha finito di vendere i biglietti con quell'altra lì, come si chiama," Michael arriccia il naso con un vago senso di disgusto," la Ballerina... beh, alle nove e mezza quelle due si sono staccate due gratuiti e sono entrate a vedersi l'opera."
"Ma se lo meritavano, dài..."
"Sei pazzo? avrebbero dovuto mollare tutto e andare a mettere a letto i figli."
"Ma... il figlio della Ballerina ha diciotto anni, magari non era nemmeno a casa."
"Non è questo il punto!", sbuffa Michael, spazientito, "noi ci preoccupiamo di RodolfoValentino e Guanciabella, che ci furono affidati dalla Pietà Celeste."
"Certohmf" annuisce Fred, attaccando un krapfen alla crema.
"E ieri che ora ha fatto? Le due del mattino. Per cosa poi? Per una pizza con le noci e uno shandy medio."
"Beh, però lo shandy è meno alcolico della birra weiss", osserva Fred in modo del tutto incongruo. Michael finge di non aver sentito.
"Dunque, ne converrai anche tu, dobbiamo mandarle una Piaga." Michael sorride serafico mescolando il suo the.
"Una... Piaga? intendi tipo le cavallette, o il buio? Quelle cose lì? Ma non erano state proibite con la Circolare Divina 4782/2011?"
Michael sorride.
"Figurati. Le cavallette gliele abbiamo già mandate la settimana scorsa con l'ondata di caldo torrido e quella neppure se n'è accorta, quando le ha viste voleva catturarne un po' per friggerle in padella. Quanto al buio, cosa vuoi che gliene freghi del buio a una tizia miope dodici gradi dall'occhio destro e tredici dal sinistro. No, pensavo qualcosa di più... sai, qualcosa di più sottile," dice Michael, sorridendo solo coi denti di sopra. Fred sente un brivido corrergli lungo la schiena, nell'incavo morbido tra le grandi ali piumate.
"Pensavo a qualcosa che non si configuri come una violazione alla C.D. 4782, qualcosa che possa camuffarsi da disastro quotidiano, una Piaga comune tra i bambini..."
Fred fa un salto sulla sedia.
"Bambini? vorresti fare qualcosa ai nostri bambini? quei bambini che ci furono affidati dalla Pietà..."
"... dalla Pietà Celeste, lo so, lo so. Non ho in mente nulla di pericoloso. Una cosa tipo le cavallette, insomma, apparentemente innocuo ma... devastante. Non per i bambini, naturalmente."
Michael si sporge verso l'Orecchio Assoluto di Fred e sussurra dolcemente: " Devastante per la madre."
Fred spalanca gli occhi.
"Non intenderai mica... non intenderai..."
"Oh sì, Fred. Questa volta se lo merita proprio."
"Non puoi farlo. Non ne avrai il coraggio. Non... non con quel lord di RodolfoValentino, lo sai com'è fatto...". Fred è costernato, balza in piedi dalla sedia, agita le mani e sbatte le ali.
"E assolutamente non con il mio piccolo Guanciabella, il mio tesoro, con il suo sorriso contagioso, il piglio spavaldo, gli splendidi capelli lunghi striati di biondo, io... io... te lo proibisco!"
Michael rimane imperturbabile. Divinamente indifferente, continua a sorseggiare il suo the. Sul suo volto si disegna un sorriso serafico.
"Mio caro, è perfettamente inutile che ti agiti così. In verità l'ho già fatto."
Nel frattempo, sulla Terra.
"Mamikazen? Sono Marlowe. Non ti agitare, ma credo che i bambini abbiano i pidocchi."
domenica 22 luglio 2012
cose belle
avevo il trucco e la pettinatura suggerite dalla *collega romana*
c'era una piccola chiesa antica e bellissima
e frammenti di affreschi
e balaustre di marmo ricamate, come zucchero
e un prato, fuori, con i tavoli e da mangiare
c'era Vlad il pianista che stava bene, e sorrideva
c'era Ad molto fiero del leggìo nuovo
c'era un bagno con due specchi per rifarsi il trucco
una serata fresca
il bar del paese con i vecchietti sulla porta, e i ragazzi al bancone
io che cantavo da soprano e ogni tanto improvvisavo la parte
la mattina dopo, molto tardi, i baci di due bambini
e la proposta di matrimonio di quello piccolo
se ci pensate, le cose più belle costano
davvero poco.
c'era una piccola chiesa antica e bellissima
e frammenti di affreschi
e balaustre di marmo ricamate, come zucchero
e un prato, fuori, con i tavoli e da mangiare
c'era Vlad il pianista che stava bene, e sorrideva
c'era Ad molto fiero del leggìo nuovo
c'era un bagno con due specchi per rifarsi il trucco
una serata fresca
il bar del paese con i vecchietti sulla porta, e i ragazzi al bancone
io che cantavo da soprano e ogni tanto improvvisavo la parte
la mattina dopo, molto tardi, i baci di due bambini
e la proposta di matrimonio di quello piccolo
se ci pensate, le cose più belle costano
davvero poco.
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sabato 21 luglio 2012
mi piaccion quelle cose
perché sei qui a vendere i biglietti.
perché sei qui.
in questo posto che odi.
tra queste persone che indossano la giacca vogliono il posto in prima fila e lo vogliono gratis.
e non gliene frega un c***o se in prima fila non si vede niente e se allunghi le gambe dai un calcio al primo violino.
loro vogliono la prima fila.
ha ragione *l'aliena* quando dice che sei fissata, malata, autolesionista.
spiegami che cosa c***o ci fai qui.
lo faccio per quelli che li stanno comprando, i biglietti. lo faccio per quel signore francese anziano che ci viene a sentire tutti gli anni e che adesso accompagno di sopra di nascosto a vedere com'è fatta la balconata sperando non mi becchi nessuno.
ecco mi ha beccato l'elettricista *il santo*.
ma lui non mi dice niente, *il santo* mi vuole bene dalla prima volta che ho fatto uno spettacolo con lui e mi sono carreggiata le scenografie da sola dal secondo piano seminterrato dei camerini al palcoscenico.
a teatro, gli elettricisti mi vogliono bene.
i direttori, mi considerano uno scarafaggio.
cosa c***o ci faccio qui.
adesso mi alzo e me ne vado.
tanto *la ballerina* se la cava benissimo da sola.
cioè, oggi era convinta di essersi persa una carta da cinquanta euro. però poi l'ha ritrovata sotto il cassetto degli spicci.
almeno preparo le buste con i c***i di biglietti omaggio.
ecco, su questa ci scrivo "M.o P. Cushing & Co.". tanto poi prima di dargliela la cambio con una normale.
mamma mia quanto sono allergica a queste mura. mi viene l'edema della glottide e mi cala l'ossigenazione del sangue. qualcuno ha un sacchetto di carta?
fuori ci sono trentanove gradi.
e il vento caldo che fa impazzire i deboli di mente, il vento di phenomena.
cosa c***o ci faccio qui.
lo faccio per quel deficiente che mi ha raccontato tutta la trama di traviata convinto che fosse bohème. lo faccio per i colleghi coristi che stasera si possono spaparanzare sulle poltroncine di velluto rosso. lo faccio perché basta con 'sta storia che qui a cignocittà se si fa l'opera si fa solo quella del cigno, che una volta qui l'opera si faceva tutta, tranne forse wagner ma quella è roba per amfortas e poche centinaia di migliaia di altri pazzi cui poi scappa da invadere la polonia. qui invece si parla di puccini, che diamine. lo faccio per vedere ancora una volta sul palcoscenico la storia di due deficienti squattrinati convinti di avere un qualche talento che si amano non si sa bene per quale motivo poi si lasciano non si sa bene per quale motivo poi tornano insieme e lei muore di tisi. intorno, parigi e tutto un gran pompare d'archi. e lo faccio perché cantano dei giovani.
"signorina? lei ha una busta per me?"
eccolo.
P. Cushing in persona.
"certo, Maestro, ecco, a lei."
"grazie."
...
"ciao Mamika."
cielo, Ad in lavatrice. pantalone e camicia così stirati, ma così stirati che...
"avete dato i biglietti al M.o Cushing?"
"certo Ad, glieli ho dati io, e..."
"... e?"
"niente."
"bene."
"bene."
c***o.
nella fretta gli ho dato la busta con la scritta "... & Co."
ma i fior ch'io faccio, ahimé, non hanno odore.
perché sei qui.
in questo posto che odi.
tra queste persone che indossano la giacca vogliono il posto in prima fila e lo vogliono gratis.
e non gliene frega un c***o se in prima fila non si vede niente e se allunghi le gambe dai un calcio al primo violino.
loro vogliono la prima fila.
ha ragione *l'aliena* quando dice che sei fissata, malata, autolesionista.
spiegami che cosa c***o ci fai qui.
lo faccio per quelli che li stanno comprando, i biglietti. lo faccio per quel signore francese anziano che ci viene a sentire tutti gli anni e che adesso accompagno di sopra di nascosto a vedere com'è fatta la balconata sperando non mi becchi nessuno.
ecco mi ha beccato l'elettricista *il santo*.
ma lui non mi dice niente, *il santo* mi vuole bene dalla prima volta che ho fatto uno spettacolo con lui e mi sono carreggiata le scenografie da sola dal secondo piano seminterrato dei camerini al palcoscenico.
a teatro, gli elettricisti mi vogliono bene.
i direttori, mi considerano uno scarafaggio.
cosa c***o ci faccio qui.
adesso mi alzo e me ne vado.
tanto *la ballerina* se la cava benissimo da sola.
cioè, oggi era convinta di essersi persa una carta da cinquanta euro. però poi l'ha ritrovata sotto il cassetto degli spicci.
almeno preparo le buste con i c***i di biglietti omaggio.
ecco, su questa ci scrivo "M.o P. Cushing & Co.". tanto poi prima di dargliela la cambio con una normale.
mamma mia quanto sono allergica a queste mura. mi viene l'edema della glottide e mi cala l'ossigenazione del sangue. qualcuno ha un sacchetto di carta?
fuori ci sono trentanove gradi.
e il vento caldo che fa impazzire i deboli di mente, il vento di phenomena.
cosa c***o ci faccio qui.
lo faccio per quel deficiente che mi ha raccontato tutta la trama di traviata convinto che fosse bohème. lo faccio per i colleghi coristi che stasera si possono spaparanzare sulle poltroncine di velluto rosso. lo faccio perché basta con 'sta storia che qui a cignocittà se si fa l'opera si fa solo quella del cigno, che una volta qui l'opera si faceva tutta, tranne forse wagner ma quella è roba per amfortas e poche centinaia di migliaia di altri pazzi cui poi scappa da invadere la polonia. qui invece si parla di puccini, che diamine. lo faccio per vedere ancora una volta sul palcoscenico la storia di due deficienti squattrinati convinti di avere un qualche talento che si amano non si sa bene per quale motivo poi si lasciano non si sa bene per quale motivo poi tornano insieme e lei muore di tisi. intorno, parigi e tutto un gran pompare d'archi. e lo faccio perché cantano dei giovani.
"signorina? lei ha una busta per me?"
eccolo.
P. Cushing in persona.
"certo, Maestro, ecco, a lei."
"grazie."
...
"ciao Mamika."
cielo, Ad in lavatrice. pantalone e camicia così stirati, ma così stirati che...
"avete dato i biglietti al M.o Cushing?"
"certo Ad, glieli ho dati io, e..."
"... e?"
"niente."
"bene."
"bene."
c***o.
nella fretta gli ho dato la busta con la scritta "... & Co."
ma i fior ch'io faccio, ahimé, non hanno odore.
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domenica 8 luglio 2012
La carica dei 101 beagle*
* per il parallelo tra coristi e beagle, vedi TRANTOR
1) ANTEFATTO
Sabato, dopo una mattinata infernale al lavoro, mi viene la malsana idea di farmi una doccia prima di andare a prendere il pullmann per RCS, la Ridente Cittadina sui Sibillini dove dobbiamo andare a cantare i Carmina Burana.
Naturalmente nell'esatto momento in cui decido di fare la doccia a tutti e tre gli uomini di casa scappa di andare al bagno, e noi abbiamo un bagno solo.
Poi, quello piccolo perde gli occhiali.
Poi, quello di mezzo non trova i calzoncini.
Poi escono tutti e tre di casa.
Poi tornano indietro, perché quello grande non trova la lista della spesa, che - grazie a un intervento di Santa Cecilia, plausibilmente - ritrovo appallottolato nel cestino del bagno.
E' ora di partire.
Arrivo nel parcheggio infuocato del campus scolastico, salgo sul pullmann, occupo con la mia borsa il quarto posto a sinistra lato non guidatore per il lievemente abitudinario M.o Ad e tiro fuori elenco dei coristi e penna. Man mano che mi sfilano davanti e vanno a sedersi faccio la spunta. All'ora della partenza ne mancano ancora due, sono due contralti e siccome noi contralti siamo una marea ho la tentazione di lasciarle a Cignocittà e partire.
Ma poi arrivano.
2) UCCIDETE YAMAMOTO
Mentre spiego la strada all'autista del pullmann (sì, lo so. Ma noi prendiamo il pullmann meno costoso, quindi non abbiamo posto per stendere le gambe, ogni tanto qualche pezzo del rivestimento interno si stacca e a volte l'autista sbaglia strada), lui mi racconta di quella volta che ha accompagnato il coro XYZ e c'era "questa pianista giapponese bravissima, io mentre applaudivo urlavo YA-MA-MO-TO!, uno del teatro è venuto a dirmi di fare piano ma io ho urlato lo stesso."
Mi sorge un dubbio.
Torno nelle retrovie e guardo la nostra pianista giapponese, che NON si chiama Yamamoto ma tanto, evidentemente, i cognomi giapponesi sono tutti uguali, perché la vedo con gli occhi sbarrati aggrappata al braccio del marito, che geme "oddio, è quello dell'altra volta! oddio, urlerà anche oggi, fai qualcosa!".
La serata si prospetta interessante.
3) L'INCONTINENZA, MALATTIA SOCIALE DEL CORISTA MEDIO
Da Cignocittà a RCS sono due ore di pullmann, si parte alle quattro e si arriva alle sei. Dando per scontato che, non essendo il nostro un coro di voci bianche, tutti si siano presi la briga di bere un caffè e fare pipì PRIMA di partire.
Dopo un'ora di pullmann:
"Mamika"
"eh?"
"Non ci fermiamo per un caffè?"
"No."
Dopo un'ora e dieci minuti di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci fermiamo per la pipì?"
"No."
Dopo un'ora e mezza di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci fermiamo per un caffè e la pipì?"
"No."
Dopo un'ora e cinquanta minuti di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci..."
"Siamo arrivati."
4) LA SINDROME DI AMUNDSEN
"Mamika, ma dove c***o abbiamo parcheggiato?"
"Sotto l'Antico Arco d'Ingresso alla Ridente Cittadina di RCS, borgo bandiera gialla d'Euro..."
"Ma c***o, è lontanissimo, io sono stanco, non ce la faccio!"
"Corista R&V, sei stato seduto in pullmann due ore, sono solo dieci metri in più rispetto a dove parcheggiamo di solito, appena oltre l'arco."
"Non è vero, c***o, è lontanissimo."
"Ma no, vedi? lì c'è il chiostro e lì dietro il parcheggio, guarda, siamo arriv..."
"Lontanissimo, c***o. Sono sfinito."
"... ati."
"C***o."
5) DI PIANISTI, E DI SALUMI
Il Pianista Poliglotta si sta sistemando a uno dei due bellissimi pianoforti a coda. Nota lo strano involto oblungo che sventolo tutta trionfante.
"L'hai comprato.
"Eh... sì."
"Come hai fatto!"
"C'è la macelleria aperta."
"Lo voglio anch'io."
"Esco e te lo compro, tanto in questa bolgia di ottanta coristi chi vuoi che si accorga che manca un contralto."
"Naaah, dovrei uscire io, devo anche ricaricare il cellulare... ma non posso, Ad sta salendo sulla pedana."
"Dammi il numero di cellulare, ti faccio la ricarica e ti compro..."
"Ok, asp, ti do' i soldi..."
"Vado."
Dopo un quarto d'ora, un contralto rientra alla chetichella con due ciaùscoli sotto il braccio e s'infila nel mucchio mentre il coro canta "Ecce gratum".
6) DIRIGERE COI MIGNOLI
Dopo essere stata assalita da un vergognoso attacco di risarella al momento di metterci in fila - "tu sei davanti o dietro? sopra o sotto? ma sopra, la fila due o la tre? sei davanti ma io entro prima perché l'ingresso è da sinistra. Mamika, cosa fai accasciata su una sedia? che c***o ridi?" - entro e cerco di fare del mio meglio soprattutto nei brani pianissimo - tipo Veris laeta facies - dove l'unica cosa che mi salva dall'ansia di vedere il direttore che ci guarda con la voglia di far fuori la metà di noi per abbassare il volume è pensare che sto cantando una ninnananna per Guanciabella.
Funziona.
Funziona così bene che a un certo punto Ad ha diretto solo con i mignoli, le mani quasi immobili e non ci guardava nemmeno, osservava tutto intento la musica che veniva fuori da un punto dietro le nostre teste, un poco in alto.
Questo in genere è un indizio che le cose si mettono bene.
7) IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE, AD ACQUE TRANQUILLE MI CONDUCE
"Dove c***o è finita metà coro?"
"A cercare l'acqua, Mamika."
"L'acqua dove? E chi c***o sono quelli che se ne sono andati? Il pullmann sta partendo. Dove c***o è Ad?"
"Indietro per i saluti. E gli altri a bere fuori porta. Hanno chiesto se li passiamo a prendere col pullmann."
"Hanno chie..."
"Col pullmann."
"Senti. Tu sali e andate a raccattare quelli, chiunque siano. Io sto qui in mezzo alla strada e quando arriva Ad lo intercetto e veniamo lì al bar."
"Ma... Lui non può camminare, Lui è stanco."
"E' stan... eh? Di cosa stiamo parlando? quello domani sicuramente ha un appuntamento alle cinque del mattino per scalare il Sasso Simone e Simoncello. Probabilmente ha già le pedule nel sacco della divisa."
Finisce con me che incrocio Ad che si arrabbia con me perché lui ha fatto tardi per via dei saluti, con due fermate in due bar per trovare sei bottiglie d'acqua, e nessun appello, perché ero così stanca che ho deciso che chi si era perso si meritava di finire la nottata nell'ostello di RCS con una enorme gruppo di ragazzini urlanti.
8) POSTFAZIONE EASY RIDER
"Mamika? Disturbo? Perché hai questa voce strana tipo Humprey Bogart negli ultimi mesi di vita?"
"Perché ho cantato Carmina Burana con te a RCS solo poche ore fa, El Mallizioso. Perché la domenica è l'unico giorno in cui non lavoro. Perché stavo dormendo saporitamente e sognando di cantare il rondò della Cenerentola alla Carnegie H..."
"Ho perso le chiavi del motorino."
"..."
"Stanotte alle due, quando siamo arrivati al campus, mi sono accorto che non avevo più le chiavi del motorino."
"..."
"Puoi darmi il numero di qualcuno di RCS? Così li chiamo e chiedo se le hanno trovate."
"Ti do il numero di telefono della Vestale, lei ha tutti i contatti. Ce l'ho sul cellulare."
"Ah... aspetto."
"NO. Ce l'ho sul cellulare, io e te stiamo parlando al cellulare..."
"Oh! E allora come facciamo?"
"Facciamo che chiudi, poi io ti mando un SMS col numero di cell della Vestale."
"Ah."
"Ciao."
Oh, Maria.
1) ANTEFATTO
Sabato, dopo una mattinata infernale al lavoro, mi viene la malsana idea di farmi una doccia prima di andare a prendere il pullmann per RCS, la Ridente Cittadina sui Sibillini dove dobbiamo andare a cantare i Carmina Burana.
Naturalmente nell'esatto momento in cui decido di fare la doccia a tutti e tre gli uomini di casa scappa di andare al bagno, e noi abbiamo un bagno solo.
Poi, quello piccolo perde gli occhiali.
Poi, quello di mezzo non trova i calzoncini.
Poi escono tutti e tre di casa.
Poi tornano indietro, perché quello grande non trova la lista della spesa, che - grazie a un intervento di Santa Cecilia, plausibilmente - ritrovo appallottolato nel cestino del bagno.
E' ora di partire.
Arrivo nel parcheggio infuocato del campus scolastico, salgo sul pullmann, occupo con la mia borsa il quarto posto a sinistra lato non guidatore per il lievemente abitudinario M.o Ad e tiro fuori elenco dei coristi e penna. Man mano che mi sfilano davanti e vanno a sedersi faccio la spunta. All'ora della partenza ne mancano ancora due, sono due contralti e siccome noi contralti siamo una marea ho la tentazione di lasciarle a Cignocittà e partire.
Ma poi arrivano.
2) UCCIDETE YAMAMOTO
Mentre spiego la strada all'autista del pullmann (sì, lo so. Ma noi prendiamo il pullmann meno costoso, quindi non abbiamo posto per stendere le gambe, ogni tanto qualche pezzo del rivestimento interno si stacca e a volte l'autista sbaglia strada), lui mi racconta di quella volta che ha accompagnato il coro XYZ e c'era "questa pianista giapponese bravissima, io mentre applaudivo urlavo YA-MA-MO-TO!, uno del teatro è venuto a dirmi di fare piano ma io ho urlato lo stesso."
Mi sorge un dubbio.
Torno nelle retrovie e guardo la nostra pianista giapponese, che NON si chiama Yamamoto ma tanto, evidentemente, i cognomi giapponesi sono tutti uguali, perché la vedo con gli occhi sbarrati aggrappata al braccio del marito, che geme "oddio, è quello dell'altra volta! oddio, urlerà anche oggi, fai qualcosa!".
La serata si prospetta interessante.
3) L'INCONTINENZA, MALATTIA SOCIALE DEL CORISTA MEDIO
Da Cignocittà a RCS sono due ore di pullmann, si parte alle quattro e si arriva alle sei. Dando per scontato che, non essendo il nostro un coro di voci bianche, tutti si siano presi la briga di bere un caffè e fare pipì PRIMA di partire.
Dopo un'ora di pullmann:
"Mamika"
"eh?"
"Non ci fermiamo per un caffè?"
"No."
Dopo un'ora e dieci minuti di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci fermiamo per la pipì?"
"No."
Dopo un'ora e mezza di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci fermiamo per un caffè e la pipì?"
"No."
Dopo un'ora e cinquanta minuti di pullmann:
"Mamika"
"Eh?"
"Non ci..."
"Siamo arrivati."
4) LA SINDROME DI AMUNDSEN
"Mamika, ma dove c***o abbiamo parcheggiato?"
"Sotto l'Antico Arco d'Ingresso alla Ridente Cittadina di RCS, borgo bandiera gialla d'Euro..."
"Ma c***o, è lontanissimo, io sono stanco, non ce la faccio!"
"Corista R&V, sei stato seduto in pullmann due ore, sono solo dieci metri in più rispetto a dove parcheggiamo di solito, appena oltre l'arco."
"Non è vero, c***o, è lontanissimo."
"Ma no, vedi? lì c'è il chiostro e lì dietro il parcheggio, guarda, siamo arriv..."
"Lontanissimo, c***o. Sono sfinito."
"... ati."
"C***o."
5) DI PIANISTI, E DI SALUMI
Il Pianista Poliglotta si sta sistemando a uno dei due bellissimi pianoforti a coda. Nota lo strano involto oblungo che sventolo tutta trionfante.
"L'hai comprato.
"Eh... sì."
"Come hai fatto!"
"C'è la macelleria aperta."
"Lo voglio anch'io."
"Esco e te lo compro, tanto in questa bolgia di ottanta coristi chi vuoi che si accorga che manca un contralto."
"Naaah, dovrei uscire io, devo anche ricaricare il cellulare... ma non posso, Ad sta salendo sulla pedana."
"Dammi il numero di cellulare, ti faccio la ricarica e ti compro..."
"Ok, asp, ti do' i soldi..."
"Vado."
Dopo un quarto d'ora, un contralto rientra alla chetichella con due ciaùscoli sotto il braccio e s'infila nel mucchio mentre il coro canta "Ecce gratum".
6) DIRIGERE COI MIGNOLI
Dopo essere stata assalita da un vergognoso attacco di risarella al momento di metterci in fila - "tu sei davanti o dietro? sopra o sotto? ma sopra, la fila due o la tre? sei davanti ma io entro prima perché l'ingresso è da sinistra. Mamika, cosa fai accasciata su una sedia? che c***o ridi?" - entro e cerco di fare del mio meglio soprattutto nei brani pianissimo - tipo Veris laeta facies - dove l'unica cosa che mi salva dall'ansia di vedere il direttore che ci guarda con la voglia di far fuori la metà di noi per abbassare il volume è pensare che sto cantando una ninnananna per Guanciabella.
Funziona.
Funziona così bene che a un certo punto Ad ha diretto solo con i mignoli, le mani quasi immobili e non ci guardava nemmeno, osservava tutto intento la musica che veniva fuori da un punto dietro le nostre teste, un poco in alto.
Questo in genere è un indizio che le cose si mettono bene.
7) IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE, AD ACQUE TRANQUILLE MI CONDUCE
"Dove c***o è finita metà coro?"
"A cercare l'acqua, Mamika."
"L'acqua dove? E chi c***o sono quelli che se ne sono andati? Il pullmann sta partendo. Dove c***o è Ad?"
"Indietro per i saluti. E gli altri a bere fuori porta. Hanno chiesto se li passiamo a prendere col pullmann."
"Hanno chie..."
"Col pullmann."
"Senti. Tu sali e andate a raccattare quelli, chiunque siano. Io sto qui in mezzo alla strada e quando arriva Ad lo intercetto e veniamo lì al bar."
"Ma... Lui non può camminare, Lui è stanco."
"E' stan... eh? Di cosa stiamo parlando? quello domani sicuramente ha un appuntamento alle cinque del mattino per scalare il Sasso Simone e Simoncello. Probabilmente ha già le pedule nel sacco della divisa."
Finisce con me che incrocio Ad che si arrabbia con me perché lui ha fatto tardi per via dei saluti, con due fermate in due bar per trovare sei bottiglie d'acqua, e nessun appello, perché ero così stanca che ho deciso che chi si era perso si meritava di finire la nottata nell'ostello di RCS con una enorme gruppo di ragazzini urlanti.
8) POSTFAZIONE EASY RIDER
"Mamika? Disturbo? Perché hai questa voce strana tipo Humprey Bogart negli ultimi mesi di vita?"
"Perché ho cantato Carmina Burana con te a RCS solo poche ore fa, El Mallizioso. Perché la domenica è l'unico giorno in cui non lavoro. Perché stavo dormendo saporitamente e sognando di cantare il rondò della Cenerentola alla Carnegie H..."
"Ho perso le chiavi del motorino."
"..."
"Stanotte alle due, quando siamo arrivati al campus, mi sono accorto che non avevo più le chiavi del motorino."
"..."
"Puoi darmi il numero di qualcuno di RCS? Così li chiamo e chiedo se le hanno trovate."
"Ti do il numero di telefono della Vestale, lei ha tutti i contatti. Ce l'ho sul cellulare."
"Ah... aspetto."
"NO. Ce l'ho sul cellulare, io e te stiamo parlando al cellulare..."
"Oh! E allora come facciamo?"
"Facciamo che chiudi, poi io ti mando un SMS col numero di cell della Vestale."
"Ah."
"Ciao."
Oh, Maria.
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domenica 1 luglio 2012
direttore multitasking.
- c'è zio michibus sul giornale.
- quale? l'opera? variety? la gazzetta di bologna?
- no, la gazzetta dello sport.
- la gazzetta dello... cosa?
- l'hanno intervistato sulla nazionale di calcio.
- eh?
- lui, baremboim e harding.
- EH? baremboim, harding... e zio michibus?
- senti qui: "daniel harding, raggiunto durante una tournée in giappone..."
- già, e zio michibus? raggiunto mentre si beve un mojito sulla spiaggia di cignocittà?
- no, guarda, è là.
- là dove?
- in acqua, sta facendo fare volavola a guanciabella.
- lo vado a prendere. hai visto mai, gli venisse il mal di musica.
perché a me un po' di strizza è venuta. zio michibus a otto anni rubava le bacchette ai direttori dai camerini e poi ci dirigeva le opere mettendo su i dischi nella soffitta di casa. il vicemaestro del coro vlad all'età di guanciabella sistemava i barattoli in ordine, li intonava e li suonava. l'altro giorno in paninoteca non trovavo guanciabella: si era imboscato sotto il tavolo e suonava la base di metallo con lo stecco del ghiacciolo, dicendo al fratello "io suono la base tu il gambo, sul ritmo ci mettiamo d'accordo". insomma, io un po' di paura ce l'ho, che quello piccolo mi venga fuori che ha a che fare con la musica.
- quale? l'opera? variety? la gazzetta di bologna?
- no, la gazzetta dello sport.
- la gazzetta dello... cosa?
- l'hanno intervistato sulla nazionale di calcio.
- eh?
- lui, baremboim e harding.
- EH? baremboim, harding... e zio michibus?
- senti qui: "daniel harding, raggiunto durante una tournée in giappone..."
- già, e zio michibus? raggiunto mentre si beve un mojito sulla spiaggia di cignocittà?
- no, guarda, è là.
- là dove?
- in acqua, sta facendo fare volavola a guanciabella.
- lo vado a prendere. hai visto mai, gli venisse il mal di musica.
perché a me un po' di strizza è venuta. zio michibus a otto anni rubava le bacchette ai direttori dai camerini e poi ci dirigeva le opere mettendo su i dischi nella soffitta di casa. il vicemaestro del coro vlad all'età di guanciabella sistemava i barattoli in ordine, li intonava e li suonava. l'altro giorno in paninoteca non trovavo guanciabella: si era imboscato sotto il tavolo e suonava la base di metallo con lo stecco del ghiacciolo, dicendo al fratello "io suono la base tu il gambo, sul ritmo ci mettiamo d'accordo". insomma, io un po' di paura ce l'ho, che quello piccolo mi venga fuori che ha a che fare con la musica.
vecchi amici.
si sono ritrovati tutti stasera in un piccolo parco per ricordare un amico che se n'è andato un anno fa.
nel primo gruppo c'era il mio farmacista alla chitarra elettrica, in canottiera, che suonava smoke on the water così bene che i miei figli sono saltati in piedi e si sono messi a ballare. non so se avrò più il coraggio di chiedergli del paracetamolo.
poi ha cantato un ragazzino, il figlio del batterista-cantante-presentatore storico, che ha una voce meravigliosa e balla pure benissimo. insomma, qualcosa di questi ragazzi a qualcuno è passato.
poi ha suonato la chitarra il marito della ragazza che quando ero piccola mi dava ripetizioni di arpa. ha suonato e cantato una ballata irlandese e una scozzese, e ha raccontato di quando nel 1974 erano venuti a suonare i traffic nella nostra città e alcuni dei ragazzi che oggi suonavano nel cortile avevano fatto una jam session con steve winwood, e al concerto avevano suonato john barleycorn, e poi l'ha suonata lui con la sua bellissima voce di basso e con l'amica g., dalla lunga treccia nera, che gli faceva il controcanto alto.
poi è arrivato uno in frac che ha detto se per favore potevano interrompere per mezz'ora, perché il piccolo parco confina con l'auditorium del conservatorio dove si stava suonando mozart.
poi sono saliti sul palco tre ragazzi con la chitarra. uno di questi, classe 1956, era alto e magro con una camicia azzurra e le mani sottili e si muoveva lento, come un fenicottero nel sole. quando è salito sul palco e ha salutato il pubblico, mio figlio piccolo ha detto "ma quello è lo zio p., quello che viene a pranzo dalla nonna terri!". lo zio p. si è seduto e ha cominciato a suonare e cantare una canzone dei beatles che da quando sono nata gli ho sentito suonare almeno un miliardo di volte. l'hanno cantata stonata, l'hanno cantata strascicata, l'hanno cantata benissimo, divertendosi e scambiandosi le stesse occhiate che si scambiano da oltre trent'anni, emozionandosi nello stesso modo idiota di quando erano giovani.
chissà se il direttore del conservatorio, che giustamente si sarà risentito del fatto che sia stato organizzato un concerto rock a un metro dall'auditorium la sera dei saggi, avrà riconosciuto le voci di quei ragazzi con cui qualche volta ha suonato anche lui, molti, molti anni fa.
chissà se carlo da dov'è adesso li ha ascoltati.
c'erano i figli che facevano le foto, le mogli che rassettavano le camicie, gli amici storici in prima fila ad applaudire. c'erano un sacco di stelle e la giusta quantità di birra, c'era un generatore che ruggiva mentre nel buio ci siedevamo tra gli oleandri e c'era come sempre lei, l'amata, la musica, che si concede serafica e gentile a chi la corteggia con pazienza in smocking dentro un auditorium e a chi le fischia dietro, con ammirazione, facendo strillare una chitarra.
nel primo gruppo c'era il mio farmacista alla chitarra elettrica, in canottiera, che suonava smoke on the water così bene che i miei figli sono saltati in piedi e si sono messi a ballare. non so se avrò più il coraggio di chiedergli del paracetamolo.
poi ha cantato un ragazzino, il figlio del batterista-cantante-presentatore storico, che ha una voce meravigliosa e balla pure benissimo. insomma, qualcosa di questi ragazzi a qualcuno è passato.
poi ha suonato la chitarra il marito della ragazza che quando ero piccola mi dava ripetizioni di arpa. ha suonato e cantato una ballata irlandese e una scozzese, e ha raccontato di quando nel 1974 erano venuti a suonare i traffic nella nostra città e alcuni dei ragazzi che oggi suonavano nel cortile avevano fatto una jam session con steve winwood, e al concerto avevano suonato john barleycorn, e poi l'ha suonata lui con la sua bellissima voce di basso e con l'amica g., dalla lunga treccia nera, che gli faceva il controcanto alto.
poi è arrivato uno in frac che ha detto se per favore potevano interrompere per mezz'ora, perché il piccolo parco confina con l'auditorium del conservatorio dove si stava suonando mozart.
poi sono saliti sul palco tre ragazzi con la chitarra. uno di questi, classe 1956, era alto e magro con una camicia azzurra e le mani sottili e si muoveva lento, come un fenicottero nel sole. quando è salito sul palco e ha salutato il pubblico, mio figlio piccolo ha detto "ma quello è lo zio p., quello che viene a pranzo dalla nonna terri!". lo zio p. si è seduto e ha cominciato a suonare e cantare una canzone dei beatles che da quando sono nata gli ho sentito suonare almeno un miliardo di volte. l'hanno cantata stonata, l'hanno cantata strascicata, l'hanno cantata benissimo, divertendosi e scambiandosi le stesse occhiate che si scambiano da oltre trent'anni, emozionandosi nello stesso modo idiota di quando erano giovani.
chissà se il direttore del conservatorio, che giustamente si sarà risentito del fatto che sia stato organizzato un concerto rock a un metro dall'auditorium la sera dei saggi, avrà riconosciuto le voci di quei ragazzi con cui qualche volta ha suonato anche lui, molti, molti anni fa.
chissà se carlo da dov'è adesso li ha ascoltati.
c'erano i figli che facevano le foto, le mogli che rassettavano le camicie, gli amici storici in prima fila ad applaudire. c'erano un sacco di stelle e la giusta quantità di birra, c'era un generatore che ruggiva mentre nel buio ci siedevamo tra gli oleandri e c'era come sempre lei, l'amata, la musica, che si concede serafica e gentile a chi la corteggia con pazienza in smocking dentro un auditorium e a chi le fischia dietro, con ammirazione, facendo strillare una chitarra.
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