lunedì 18 febbraio 2013

Quel suo maledetto senso del tempo.

Lui, quando era depresso, non mangiava merendine.
Forse non parlava.
Comunque, non mangiava merendine.
Lui, quando era depresso, la malinconia la usava per fare di queste cose.
Tipo: gli proponevano una storia, che so, una davvero assurda, una come andavano di moda nei vaudeville dove Lui s'ingalioffava, evidentemente, nei momenti di tristezza, con un altro paio di compari suoi che gli facevano "Senti, questa è davvero assurda: ambientata al tempo delle Crociate, ma non ci sono eroici combattimenti né languide lontananze né oh Signore dal tetto natìo, vedi, c'è questo gruppo di uomini che se n'è rimasto in Francia mentre gli altri sono andati tutti a combattere e loro che fanno? Danno l'assalto a un castello. Ma non perché sia pieno di infedeli: perché è pieno di femmine. Femmine belle e sole, con i mariti, i fratelli, i padri lontani, alle crociate. E c'è questo Conte, senti, c'è questo Conte Ory, che si porta dietro tutti i suoi cavalieri e danno l'assalto al castello vestiti nientepopodimeno che... da suore."
"Da suore?" fa Lui, risvegliandosi lievemente dal suo torpore melanconico.
"Suore, ti dico. Il Conte è innamorato della Contessa, ma c'è il paggio del Conte che è il cugino della Contessa, e ne è innamorato pure lui..:"
"Hmmmm... un ruolo en travesti..."
Ed era fatta.
Perché il segreto di Rossini è sempre stata la malinconia. Anche nei momenti più felici. Anche nel Barbiere, anche in Cenerentola. Anche nelle farse. Persino nelle farse. Quel suo maledetto senso del tempo. Il senso che a teatro devi avere per forza, perché puoi mettere in scena la più grande storia d'amore del mondo, puoi mettere in scena il passaggio del Mar Rosso, la vittoria di Guglielmo Tell, ma mentre lo fai sai benissimo che il tutto può durare un massimo di tre-quattro ore, poi, ineluttabilmente, la musica finisce. I cantanti si tolgono il trucco e tornano a casa. Gli strumenti vengono riposti nelle custodie. Il custode spegne le luci e il teatro si svuota.
E questo Lui l'ha sempre saputo e infilato in ogni sua singola, stramaledettissima nota.
Dalla sinfonia del Barbiere alla preghiera del Mosé. Dal rondò di Cenerentola alle Medaglie incomparabili. E lasciamo perdere il Preludio religioso della Petite Messe Solennelle, che è come sparare a una mosca già morta con un cannone.
E lasciamo perdere anche quest'ultima opera comica, piena di suore e castellane, in cui si brinda a una manica di poveracci ignari e lontani a combattere i Turchi e i Saraceni, fregando loro il vino, e le donne.
Se poi a cantare c'è il piccoletto bruno che l'estate scorsa si è beccato una standing ovation che non si riusciva più ad andare avanti solo per aver sceso la scala a spirale della Matilde - solo per essere sceso dalla scala, come a Sanremo, senza nemmeno aprire la bocca per cantare, una standing ovation solo per aver camminato - beh, allora, allora tutto è perfetto.

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