ieri sera ho visto un film di woody allen.
hm.
era "tutti dicono I love you". mi è piaciuto. l'hai visto?
no, ero a dormire.
ma a te piace, woody allen?
hm.
e' un sì?
h.
allora, ti piace o no?
s.
quali film hai visto?
non ricordo.
come sarebbe? hai detto che ti pia...
è che li ho visti tutti. molte volte. a parte qualcuno degli ultimi.
ah...
il primo l'ho visto al cinema con mia mamma, che avevo sette anni.
sette anni?!
eh, sì. era "Manhattan".
ah. allora ti piace, woody allen.
hm.
se ti conoscessi meglio potrei dirti che non è che woody allen mi piaccia. è che io sono woody allen. a parte il talento e le donne, intendo. per tutto il resto, io sono woody. potrei raccontarti di quando mia madre e mio fratello restavano a guardare le maratone woody allen in tivù fino a notte fonda e io sentivo tutti i sonori. di quando usciva il film annuale e mia mamma mi portava a vederlo, stardust memories, zelig, la rosa purpurea del cairo, radio days, crimini e misfatti. potrei dirti che il mio preferito è crimini e misfatti, no manhattan, no radio days, no broadway danny rose, no hannah e le sue sorelle, no...
ma in realtà anche se mi sei parecchio simpatico non ci conosciamo così bene, quindi, se proprio ci tieni, possiamo rimandare questo discorso a tra una decina d'anni.
mese più, mese meno.
domenica 24 marzo 2013
domenica 10 marzo 2013
giovedì 7 marzo 2013
UVF, ossia l'Utonta che Venne dal Frigo.
Ore 11.00 di una mattina che poteva andare già molto meglio.
Sto pensando di alzarmi e infilare il corridoio fino allo Stanzino dei Giochi Proibiti per prendermi un bicchiere di quel liquido caldo dal sapore di antitarme che la ditta fornitrice si ostina a chiamare "the".
Le altre colleghe nella stanza sono sedute ciascuna alla rispettiva scrivania, come non capitava da settimane. Una prepara una cittadinanza articolo 44, una studia un verbale di cremazione, una sta per andare a celebrare un matrimonio ma ancora non è partita.
Nessun utonto in vista.
Prendo la chiavetta del distributore dello Stanzino dei Giochi Proibiti e mi alzo.
Immediatamente con una fluidità degna della medaglia d'oro di sincro alle olimpiadi collega P. va a rinchiudersi con aria cupa nello stanzino del Responsabile, collega N. si alza con aria svagata e si allontana in direzione del bagno, collega A. raccoglie con un solo ampio gesto atto di matrimonio, regalo e scarpe col tacco e fugge a far convolare, mentre entra un'Utonta.
L'Utonta che Venne dal Frigo.
Età stimabile settant'anni, volto imprigionato in una maschera di silicone in un maldestro e violento tentativo di schivare il Tempo, col risultato di sembrare una bambola gonfiabile usata come tappeto elastico da un bambino obeso.
Capello biondo sfibrato.
Pelliccia bianca.
Labbra forzatamente immobili.
Usando disponibilità e cortesia (carini e coccolosi, ragazzi, carini e coccolosi) ricostruisco il problema della UVF e lo risolvo con una gitarella in archivio e un paio di estratti. La signora sembra contenta, per quello che i suoi muscoli facciali le consentono di mostrare. Ringrazia. Poi mi fa:
Posso parlare di una cosa personale?
Certo, signora. Dica.
Perché non si tinge i capelli?
Non ho voglia di andare tutti i mesi a fare il ritocco dal parrucchiere, o di spataccare tutta casa con le tinte.
Ma è un peccato, lei deve tingersi, è ancora giovane!
Sicuramente lei ha ragione, signora, ma le assicuro che non ce la posso fare...
No, no, non può restare così. Sembra molto più vecchia di quello che potrebbe sembrare se si tingesse. Lei così dimostra la sua età... invece, se si tingesse i capelli...
(Nel frattempo dall'anagrafe è spuntato collega V. che ha colto la succulenta occasione e si è piazzato dietro le mie spalle. Lo sento ghignare nell'intimo)
Allora, facciamo a capirci. Lei quanti anni mi dà? Sinceramente.
(Con la coda dell'occhio vedo collega V. fare "sessanta" con le dita)
Guardandola bene... direi quarantuno, quarantadue...
Esatto. Sono del 1971, quindi dimostro la mia età.
Se si tingesse i capelli ne dimostrerebbe dieci di meno.
Ma a che pro? Cioè, cosa ci guadagnerei a dimostrarne di meno?
Lei non capisce il suo vantaggio, si tinga, lo dico per il suo bene.
E io la ringrazio, davvero, è gentile da parte sua. Magari ci penserò quando mi verranno le rughe.
Spero non si sia offesa...
Assolutamente, arrivederci.
Arrivederci e grazie.
...
Io...
NON. DIRE. NIENTE.
Ok. te lo dico dopo.
Ciao.
Ciao.
Sto pensando di alzarmi e infilare il corridoio fino allo Stanzino dei Giochi Proibiti per prendermi un bicchiere di quel liquido caldo dal sapore di antitarme che la ditta fornitrice si ostina a chiamare "the".
Le altre colleghe nella stanza sono sedute ciascuna alla rispettiva scrivania, come non capitava da settimane. Una prepara una cittadinanza articolo 44, una studia un verbale di cremazione, una sta per andare a celebrare un matrimonio ma ancora non è partita.
Nessun utonto in vista.
Prendo la chiavetta del distributore dello Stanzino dei Giochi Proibiti e mi alzo.
Immediatamente con una fluidità degna della medaglia d'oro di sincro alle olimpiadi collega P. va a rinchiudersi con aria cupa nello stanzino del Responsabile, collega N. si alza con aria svagata e si allontana in direzione del bagno, collega A. raccoglie con un solo ampio gesto atto di matrimonio, regalo e scarpe col tacco e fugge a far convolare, mentre entra un'Utonta.
L'Utonta che Venne dal Frigo.
Età stimabile settant'anni, volto imprigionato in una maschera di silicone in un maldestro e violento tentativo di schivare il Tempo, col risultato di sembrare una bambola gonfiabile usata come tappeto elastico da un bambino obeso.
Capello biondo sfibrato.
Pelliccia bianca.
Labbra forzatamente immobili.
Usando disponibilità e cortesia (carini e coccolosi, ragazzi, carini e coccolosi) ricostruisco il problema della UVF e lo risolvo con una gitarella in archivio e un paio di estratti. La signora sembra contenta, per quello che i suoi muscoli facciali le consentono di mostrare. Ringrazia. Poi mi fa:
Posso parlare di una cosa personale?
Certo, signora. Dica.
Perché non si tinge i capelli?
Non ho voglia di andare tutti i mesi a fare il ritocco dal parrucchiere, o di spataccare tutta casa con le tinte.
Ma è un peccato, lei deve tingersi, è ancora giovane!
Sicuramente lei ha ragione, signora, ma le assicuro che non ce la posso fare...
No, no, non può restare così. Sembra molto più vecchia di quello che potrebbe sembrare se si tingesse. Lei così dimostra la sua età... invece, se si tingesse i capelli...
(Nel frattempo dall'anagrafe è spuntato collega V. che ha colto la succulenta occasione e si è piazzato dietro le mie spalle. Lo sento ghignare nell'intimo)
Allora, facciamo a capirci. Lei quanti anni mi dà? Sinceramente.
(Con la coda dell'occhio vedo collega V. fare "sessanta" con le dita)
Guardandola bene... direi quarantuno, quarantadue...
Esatto. Sono del 1971, quindi dimostro la mia età.
Se si tingesse i capelli ne dimostrerebbe dieci di meno.
Ma a che pro? Cioè, cosa ci guadagnerei a dimostrarne di meno?
Lei non capisce il suo vantaggio, si tinga, lo dico per il suo bene.
E io la ringrazio, davvero, è gentile da parte sua. Magari ci penserò quando mi verranno le rughe.
Spero non si sia offesa...
Assolutamente, arrivederci.
Arrivederci e grazie.
...
Io...
NON. DIRE. NIENTE.
Ok. te lo dico dopo.
Ciao.
Ciao.
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