domenica 7 ottobre 2012

another end of the world as we know it

bene, facciamo una cosa veloce. forse era meglio se non venivo. restavo al lavoro. ormai sono qui. guarda il sindaco, è come clint eastwood, ha solo due espressioni, col cappello e senza. ci sono i volontari della coop con le pettorine rosse. ci sono tutti i vecchi coristi. ci sono tutti i vecchi comunisti dei tre grandi quartieri comunisti della città. uno pensa che un funerale senza chiesa sia meno triste invece è peggio perché c'è solo il morto, la gente, il cielo. non c'è la chiesa che ti tiene all'interno, il prete che parla di consolazione, niente parole da ripetere per riempirsi la bocca e illudere il cuore. ci sono proprio tutti. qualcuno sulla sedia a rotelle, maledizione. ma io sono brava e sorrido. ho in mano una grossa rosa rossa con la carta rossa e il fiocco rosso da mettere sulla bara, per tutte le volte che elio mi ha portato il caffè, per tutte le volte che mi ha parlato di mio padre di quando era giovane, per tutte le volte che mi ha detto che sono bella, per tutte le centinaia di migliaia di volte che mi ha sorriso, per tutte le poesie che ha scritto, per tutte le volte che mi ha fatto ballare. una rosa sola ma grossa e tremendamente rossa. quindi sarò serena. arriva giacomino che guida il carro funebre, sembra dan ackroyd vestito da blues brothers. ci sono una serie di assessori ed ex assessori e gente che non ha mai avuto un assessorato ma gli sarebbe tanto piaciuto. ci sono le arzdore e gli elettricisti, gli amministratori e gli amministrati, intere case del popolo e un gruppo di noti fascisti che però gli volevano bene. io sono in piedi e non faccio facce. penso che tutto sommato me la caverò bene. arriva m.o Ad. vuole dirmi qualcosa. sono tranquilla e gli sorrido nel sole orribile di questo pessimo sabato mattina.

"mamik, hai saputo?"
"cosa?"
"ha voluto essere vestito con la divisa del coro."