domenica 29 aprile 2012

Gillespie and I.

insomma, che fare quando ci si aspetta una settimana di tempo incerto, amiche in gravi rogne, senza neppure l'impegnativo svago delle prove del coro?

consigliare un libro.

consigliare questo libro.

consigliarlo caldamente.



giovedì 19 aprile 2012

Il nome.

"Buongiorno."

"Buongiorno?"

"Siamo qui per registrare un bambino..."

"Ah, bene! Lei è il signor? Pinco Pallino... e lei... mi date i vostri documenti? Ah, la signora Pinkovna Palinovna. Siete sposati? No? Ok. Vedo che lei è residente a Cignocittà, e lei signora invece... mmmh... oh, Mosca! Favoloso, un... come lo chiamiamo questo ragazzo? Ah, Andrea, bene, allora un signor Andrea metà italiano e metà russo che farà strage di cuori, tra qualche anno. Posso vedere? Mamma mia com'è carino, è bellissimo, ma dorme sempre così? Dorme e mangia? Beh, congratulazioni! E' meraviglioso. Quanto pesava alla nascita? Certo che è proprio bello. Ecco, ho preparato l'atto di nascita, adesso ve lo leggo perché poi lo dovete firmare anche voi, tutti e due. Pronti? Bene.
'Oggi addì ics del mese di aprile dell'anno duemiladodici avanti a me Mamikazen, Istruttore Amministrativo, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Cignolandia per delega avuta, è comparso il signor Pinco Pallino nato a Pirupirù il quindici maggio millenovecentoerotti, il quale nella sua veste di padre mi ha dichiarato quanto segue: il giorno ics del mese di aprile dell'anno duemiladodici alle ore dodici e minuti dieci nell'Ospedale di Cignolandia è nato un bambino di sesso maschile...' ... signora? tutto bene? no, non si preoccupi, si sieda... ecco, prenda i miei fazzoletti, oh, è normale, non si hanno mai i fazzoletti quando servono e poi con un bambino... vedrà, le capiterà regolarmente... ma non deve scusarsi, è bello vedere una mamma che si emoziona, è un momento bellissimo..."

Quando vengono i genitori a dichiarare una nascita è sempre bello. Se portano il bambino, poi, e tu lo vedi, bello placido nella sua carrozzina oppure urlante, sorvegliato a vista dal fratellino geloso o amorevolmente ninnato da un nonno, allora è davvero fantastico. I genitori possono essere soddisfatti, sorridenti, stanchi morti, nervosi, preoccupati per il parcheggio in doppia fila o per le coliche dell'infante.

Ma è la prima volta che una mamma piange.
E' la prima volta che una mamma piange mentre le leggo l'atto di nascita di suo figlio, mentre sente il racconto di quello che è successo qualche giorno prima, in ospedale, mentre sancisco che da ora e, auspicabilmente, per i prossimi cent'anni, il signor Andrea Pallino si volterà ogni volta che qualcuno lo chiama proprio con quel nome che, una mattina di quasi sole in un ufficetto comunale di Cignocittà, i suoi genitori Pinco Pallino e Pinkovna Palinovna, emozionati e un po' stanchi, hanno deciso assieme di dargli - "sei sicuro? allora è Andrea, eh? in ospedale eravamo ancora un po' indecisi... però è proprio un bel nome, non è vero?".

Benvenuto, Andrea, che la vita ti sia lieve e il tuo mondo non abbia confini.
Firmato: l'Ufficiale di Stato Civile.

domenica 15 aprile 2012

Ricordati di me.

Le mie amiche hanno vuoti di memoria.
E si lamentano.

"Entro in una stanza e non ricordo perché."
"Prendo un oggetto e non ricordo cosa ci dovevo fare."
"Guardo un tizio e non mi ricordo come si chiama, dove l'ho visto, perché lo conosco."
"Non ricordo più i numeri di telefono, l'appuntamento col dentista, il compleanno di mia madre, il giorno dell'umido, l'incipit di Ave formosissima"

E poi, la fatidica domanda: "Ma a te, non capita mai?", e la chiosa: "Stiamo invecchiando."

Ecco, francamente non so che dire. Perché io, la memoria, non l'ho mai avuta, né a breve, né a medio, tantomeno a lungo termine. Come posso sentirne la mancanza? Per me sarebbe come sentire la mancanza di lunghi capelli biondi o di un sedere da sballo o della facoltà di calcolare a mente le radici quadrate.

Ho sempre avuto solo tre tipi di memoria:
quella topografica (vado in un posto una volta e ci so tornare anche dopo mesi, non mi perdo mai, se leggo una cartina poi trovo la strada)
quella musicale (ma non vale, la esercito un sacco)
quella Co.S.M.O.S. (COse Strane Miste in Ordine Sparso).

La memoria COSMOS funziona in maniera del tutto autonoma e indipendente dalla volontà e funziona come il cesto dei miei figli in soggiorno, contiene una serie di cose assurde e incomprensibili databili da ere geologiche fa ad oggi conservate senza alcun criterio evidente e che non si riesce in alcun modo a buttar via.

Esempi di eventi in memoria COSMOS:
- io che disegno un albero con i pastelli mentre mia madre parla ad un corso di aggiornamento sull'insiemistica in un pomeriggio piovoso degli anni '70
- mia madre che esce dalla nostra casa di campagna di notte a una festa con i bimbi della sua classe. in mano ha un cranio umano da cui occhieggia (letteralmente) una candela accesa. (estate 1979)
- Ad che suona "O Signore dal tetto natìo" seduto al pianoforte nella sede della circoscrizione di muraglia (primavera 1989 o 1990)
- la faccia di Happyicia che mi dice di aver mangiato un couscous buonissimo durante una tappa della trasferta per la nona di Beethoven all'anfiteatro di Arles (estate 1997)
- una fascetta fucsia a treccia che indossavo sui capelli durante una gita alla cascata delle Marmore (primavera 1982)
- un nido di rondini sotto portico della chiesa di Bressanone (primavera 1999)

La memoria topografica e quella musicale le apprezzo davvero molto.

Quale utilità possa rivestire la memoria COSMOS, ancora lo devo scoprire.

venerdì 13 aprile 2012

Lo svenevole.

e ci sono tutti questi uomini nella mia vita che oramai ci ho fatto l'abitudine e dev'essere m'illudo per questo che nessuno mi fa mai la corte perché si vede che mi scappa da gestirli i maschi mica in maniera oppressiva almeno spero però ineluttabilmente tendo ad accorgermi dei loro punti forti e deboli pressoché immediatamente e a capire quale cassetto tirare quale lasciare chiuso quale cassetto ha una vite lenta e quale trarrebbe giovamento da una spruzzata di eau de toilette alla lavanda e quindi loro tutti prima per carità mi guardano le tette poi però mi vedono come una loro mamma putativa persino l'orco dell'archivio coi suoi venerandi sessantaepassa un paio di giorni fa mi è venuto oltre lamentoso che si era rotto un'unghia e gliel'ho dovuta tagliare io con le forbici da ufficio e gli usciva il sangue ma tanto io col sangue non svengo io non svengo mai mi venisse un colpo ma non svengo non piango non mi accascio non faccio scenate non ci riesco una volta mi piacerebbe piangere e piantare una scenata come le femmine quelle vere e soprattutto svenire svenire è il mio sogno svenire tra le braccia di un uomo i cui cassetti proprio non sono in grado di vedere.

Ma da sempre, a casa mia, a svenire sono i maschi.

Mio padre in particolare il mio archetipo il mio edipo numero uno è un tipo svenevole sveniva da ragazzo è svenuto il ventidue aprile millenovecentocinquantaquattro al suo matrimonio è svenuto anni fa alla cresima di un parente riemergendo dal nulla con la giacca sbregata e il sangue sulla fronte è svenuto nel suo studio d'ingegnere è svenuto in casa in vasca in camera da letto sulle scale è svenuto platealmente al ristorante all'ultimo compleanno di Guanciabella e lì l'ho proprio visto che mi guardava e si piegava piano piano e chiudeva gli occhi dolcemente per poi franare sui giocattoli di mio figlio e io che sorridevo e rassicuravo tutti dicendo "non vi preoccupate non è niente lo fa sempre, avete chiamato il centodiciotto? grazie".

L'altra notte però non calcolando bene il che per lui è uno smacco dato che si è fatto un nome proprio come perito tecnico nonché esperto di antisismica è svenuto di notte da solo in soggiorno ed è rimasto lì fino al mattino e quando sono entrata al pronto soccorso era su una barella e quando mi parlava non lo capivo e mentre un dottore mi chiedeva "suo padre è mai caduto?" ed io pesavo che non gli sarebbe bastato tutto il turno per ascoltare la risposta proprio lui lo svenevole si è fatto venire una crisi in tutto degna del suo grande senso del teatro e il medico urlava "codice rosso!" le infermiere "ingegnere!" e io "papà!" e lo guardavo fisso negli occhi e gli tenevo forte un braccio per fargli capire che se aveva deciso di andare io andavo con lui almeno fin dove potevo perché io non faccio scenate non piango e soprattutto non svengo mai e lui lo sa che di me per certe cose si può fidare.

Poi piano piano è tornato indietro. Questa notte sono stata lì mentre dormiva, poi sono andata al lavoro. Quando sono tornata a trovarlo alle tre avevo un po' paura, pensavo chissà se lo svenevole 'sto giro ci ha rimesso troppi neuroni, e gli tocca farsi dare una mano per mangiare e bere e vestirsi, che son tutte cose che lui odia. Pensavo così, mentre entravo alla neuro.

Lo svenevole era seduto sul letto con la settimana enigmistica in mano.

"Cosa fai, ba'?"
"Le frasi crittografate."
"Eh?"
"Vedi, al posto delle lettere ci sono i numeri, tu devi scoprire a quale lettera corrisponde ogni numero. Io per partire cerco sempre il non."
"Il che?"
"Il non. E' l'unica parola italiana di tre lettere che ha la prima e l'ultima lettera uguale, vedi? Eccolo qui: N-O-N. Quindi questo è A, questo C..."

Poi mi chiedono perché ho i capelli bianchi.

mercoledì 11 aprile 2012

Non è la gelosia.

"Oggi è con noi il professor Ernst Kramer Blucher, esperto in Corologia e Psicologia delle Masse Cantanti. Ci dica, professor Kramer Blucher. Questo della gelosia, all'interno dei cori, è un fenomeno diffuso?"

"Più diffuso di quanto si creda, in effetti. Diciamo che è un fenomeno persistente che in alcuni soggetti si manifesta con epifenomeni eclatanti quali scenate, porte sbattute, recriminazioni, messaggi minatori, vessazioni, mentre in altri rimane latente, una patologia strisciante, compressa, negata, e pertanto in genere molto più pericolosa dei casi di cui si è detto sopra."

Ecco, io mi metto buona qui dietro come al solito. Certo. una volta c'ero io lì in mezzo, ma come si dice, fortunae rota volvitur, e non è certo colpa sua se Ad l'ha messa al centro della prima fila

"Potrebbe farci un identikit del corista-geloso-represso-tipo?"

"Certamente, si tratta di un corista in genere dalle qualità musicali nella media o poco sotto, che compensa le proprie deficienze artistiche con un ossessivo attaccamento al coro, al direttore, al repertorio che conosce a menadito tanto da cantare spesso senza spartito per far vedere "che sa". Il corista geloso giunge a riprendere in continuazione il direttore quando questi non ricorda una certa dinamica, e lo richiama con frasi del tipo "guarda che cinque anni fa la facevamo in quest'altro modo". Il corista geloso presenta comportamenti maniacali come il voler sedere sempre allo stesso posto alle prove, ingurgitare caramelle per mantenere umida la gola e far spostare cinquecentosedici volte i coristi della fila davanti finché non riesce ad avere una visuale ampia del M.o direttore."

"Ma cos'è, professor Kramer Blucher, che può scatenare una crisi violenta in un soggetto del genere?"

"Il corista geloso-compulsivo è drammaticamente destabilizzato dall'ingresso nel coro di persone dotate di valore artistico maggiore di quello del soggetto in questione il che, naturalmente, è piuttosto frequente."

Non sarà colpa sua nemmeno il fatto che abbia una voce grande come un condominio estesa dalla tessitura di bas-baritono a quella del soprano leggero, comunque non è normale

"In questi casi il corista g. c. tende a sviluppare un'improvvisa quanto tenace antipatia per il nuovo corista."

E' troppo simpatica, c'è qualcosa sotto. E poi parla del suo gatto, non è normale, quale persona normale parla del suo gatto

"Questa antipatia spinge in genere il corista g. c. a formulare accuse insensate che per fortuna, essendo egli un represso, rimangono in genere confinate all'interno della sua mente malata. Salvo casi estremi."

Inoltre quei gran capelli neri lunghi fino alla cintola devono essere tinti e poi sono sicura che si sente superiore a tutti noi solo perché lei è una cantante professionista

"Grazie, professor Kramer Blucher, la sua esposizione è stata chiarissima. Vuole aggiungere altro?"

"Sì, ci tengo a sottolineare che nel 99,99 % dei casi il corista-geloso-represso è femmina, e nel 99,99% dei casi si chiama Mamikazen."

"Grazie, professore."

"Grazie a voi."

martedì 10 aprile 2012

Un giorno per caso.

Pedalo rapidamente verso casa dopo una proficua mattina di ferie spesa al mercato e a chiacchierare intensamente con la Ballerina Cantante. All'altezza della Piazza mi squilla il cellulare. Sullo schermo si materializza la scritta: "SUOCERO UNESCO!!!". Inchiodo.

Suocero UNESCO, oltre ad avere messo al mondo, ormai parecchi anni fa, tra gli altri, anche mio marito Marlowe, è reduce da una lunga carriera da Allegro Chirurgo Ginecologo e Oncologo fondatore di centri di prevenzione. A un certo punto della sua vita, sospettando di battere un po' la fiacca, ha deciso di fare l'assessore alla cultura. Poi, già che c'era, ha pensato bene di fondare uno dei maggiori festival lirici europei (aveva qualche ora libera nel pomeriggio), del quale è tuttora sovrintendente. Oltre a continuare a fare il ginecologo, naturalmente. Perché un piano B tocca sempre averlo, claro. Io, quelle rare volte che mi squilla il cellulare e vedo la scritta "SUOCERO UNESCO", per non so quale reazione pavloviana mi immobilizzo e scatto sull'attenti, che manco Richard Gere in Ufficiale e Gentiluomo.

"Pronto, Suocero UNESCO? La sento forte e chiaro, passo."
"Mamikazen?!"
"Sissignore, Signore."
"Ciao, Mamikazen. Senti, ti chiamo per quell'articolo che hai trovato sulla VedovadelNostroCompositoreAfflittadaunaStoriografiaOstile. Ma dove l'hai trovato?"
"Come ebbi già occasione di dirLe, lo trovai su Internet..."
"Ah, volevo ben dire. L'hai trovato per caso."
"No, veramente lo trovai mentre facevo una ricerca sulla VedovaNCASO, su una pagina di Wikipedia non ricordo se francese o inglese c'era un link al niùiòrctàims..."
"Perchè, vedi, la cosa strana è che nemmeno Filologodalnomedicittà, che è il maggior studioso del Nostro, ne ha mai sentito parlare. Quindi pensavo tu l'avessi trovato per caso."
"Io... veramente... sarei laureata in lettere classiche più master... qualche ricerchina ai miei tempi l'ho fatta..."
(tipo censire tutti i luoghi sacri della mia regione dai galli ai goti, che se non mi pigliava da ragazzina la sgrigna di sposarmi Marlowe e mettere su famiglia magari in questo momento ero a Sabratha a vangare templi, invece che in piazza al cellulare come una scema a parlare a voce alta dei c***i di VedovaNCASO con lei, Suocero UNESCO)
"Sì, ma perché Filologodalnomedicittà non l'ha mai trovato, questo articolo?"
"Perché Filologodalnomedicittà ravana nei fondi delle biblioteche, compulsa manoscritti, riassesta palinsesti, cosa vuole che gliene freghi a lui di un articolo uscito sul niùiòrctàims qualche giorno dopo la morte di VedovaNCASO?"
(che poi un corso di filologia musicale di livello avanzato l'ho fatto anch'io, alla Fondazione Cigno, e devo dire che riuscivo a capire tutto paro paro come gli altri quattro gatti diplomati in Conservatorio che erano con me, sembravo quasi NORMALE quasi UNA DI LORO e devo dire che la laurea in lettere classiche e qualche esamino di filologia quasi quasi mi dava, in alcuni momenti, persino un certo vantaggio)
"Sì, ma continuo a non capire perché Filologotedescopazzo, Filologabirignao MA SOPRATTUTTO FILOLOGODALNOMEDICITTA' non ne abbiano mai sentito parlare."
"Beh, senta, vuol dire che, per una volta, Mamikazen batte Filologodalnomedicittà uno-a-zero."
"Eh?"
"Vuol dire che..."
"Sì, sì. Comunque l'hai trovato per caso, no?"
(ad lib.)

** che se poi a qualcuno venisse gana di leggerselo, 'st'articolo, lo trova qui: morteVedovaNCASO

Come ti organizzo il Convento.

"Buongiorno, sono la Sig.ra Mamikazen. Vorrei informazioni sulla vostra scuola estiva per bambini."
"Attenda un attimo, le chiamo suor Marilena. Come ha detto che si chiama?"
"Sig.ra Mamikazen."
"...."
"Buongiorno, sono suor Marilena. Lei è la Sig.ra?"
"Sig.ra Mamikazen, buongiorno. Vorrei sapere come funziona la vostra scuola estiva..."
"Centro estivo."
"Centro estivo. Io ho due bambini, uno di cinque anni e un po', l'altro di quasi otto anni. Vorrei sapere con chi posso parlare, quando posso parlare, se posso venire a vedere..."
"Certamente, cara. Però adesso è un po' presto. L'età dei bambini va bene; lei venga qui ai primi di maggio, passi dal portone sulla strada, entrando a sinistra troverà un cartello con le indicazioni, lì ci saranno scritti gli orari, le modalità di iscrizione e con chi può parlare per avere informazioni. Ai primi di maggio. Va bene, cara Sig.ra Mamikazen?"
"Benissimo, grazie, suor Marilena."

Mi sa che abbiamo sbagliato tutto.
Altro che governo tecnico.
Noi l'Italia la dovevamo dare per un sei mesi in mano a un gruppo di suore.
Di lì a quei sei mesi ci saremmo trovati che chi era in arretrato con le tasse s'era messo in pari, chi non era in grado di amministrare fuori dai piedi, la Merkel e Sarkozy appena alzavano un po' la voce via, in clausura finché non s'erano pentiti oppure giù a pulire il refettorio col voto del silenzio.

Il Paradiso.

lunedì 9 aprile 2012

d'oh! lesempio.

DO LE'SEMPIO

dài, trota, dàai, ce la puoi fare. riprova.

DO' L'E-SEMPIO

ok, trota, è molto aggiornato e multimediale ma puoi fare di meglio.

D'O' LE SCEMPIO

molto vero, molto vero. però grammaticalmente non ci siamo.

D'OH! LESEMPIO

vabbè trota. in fondo è il pensiero, che conta.